Il lavoro di rilievo con laser scanner effettuato nell’insediamento fortificato indigeno sul Monte Croccia nel Parco di Gallipoli-Cognato, rientra nella fase operativa del progetto Matacultura. L’intervento, coordinato dalla Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’Università della Basilicata, è stato eseguito dalla Faber srl, società lucana nata come spin-off accademico legato all’Università di Basilicata per l’implementazione e lo sviluppo delle nuove tecnologie nell’ambito dei Beni Culturali.
Il recente dibattito accesosi intorno alla necessità di modernizzare le consuete metodologie di rilievo, stà trovando risposte nella crescita qualitativamente progressiva della ricerca tecnologica e nelle sue applicazioni anche in un settore tradizionalmente poco aperto a questo tipo di sperimentazioni.
In Basilicata, regione particolarmente sensibile a questo tipo di sollecitazioni tecnologiche e culturali, il lavoro di rilievo effettuato sul sito di Croccia Cognato ha visto il coinvolgimento operativo dei ragazzi partecipanti al corso che, dopo una prima lezione introduttiva in aula necessaria alla presentazione di questa nuova metodologia a livello teorico, sono stati chiamati non soltanto a seguire le operazioni di rilievo sul campo, ma anche ad essere i soggetti “fisicamente” protagonisti del lavoro svolto. Nell’arco di una settimana gli archeologi della Faber srl hanno coinvolto i partecipanti al corso sia nelle decisioni programmatiche relative all’impostazione del rilievo, che nelle operazioni pratiche in un dialogo costante proficuo ed intenso.
Introduzione
In accordo dunque con le finalità programmatiche del progetto indirizzate verso una visione più moderna e approfondita della gestione del rilevante patrimonio storico, archeologico e ambientale del territorio, il lavoro di rilievo con laser scanner si è rivelato particolarmente adatto ad un sito complesso come quello individuato sul Monte Croccia in cui le potenzialità di questa nuova tecnologia si sono espresse al meglio sia in termini di velocità di esecuzione, sia di risultati ottenuti; tra questi è importante sottolineare la creazione di un archivio informatico sempre consultabile da cui ricavare ogni tipo di informazione planimetrica fondamentale per future strategie di carattere scientifico; la creazione di un modello tridimensionale georeferenziato grazie alla collaborazione con l’ASI permette il monitoraggio costante della struttura utile ai fini di eventuali operazioni di restauro; ed inoltre la possibilità di pubblicare in rete il rilievo ottenuto tramite laser scanner può diventare uno strumento fondamentale per incrementare la conoscenza del territorio e la sua fruizione da parte di un più vasto pubblico di visitatori.
L’inquadramento storico archeologico evidenzia la natura di questa particolare tipologia di insediamento, situato in posizione dominante a controllo di un territorio cruciale rappresentato dalla valle del Basento e dell’alto corso del Cavone.
Qui tracce di presenza umana risalgono al neolitico e forse all’età del bronzo; ma è tra il VI e il IV a. C. che si hanno le prime concrete attestazioni di insediamenti ad opera di genti osco-sannite che diedero origine al nucleo abitativo di Croccia Cognato. Le indagini archeologiche succedutesi sporadicamente dalla fine dell’800 fino a tempi recenti (risale infatti al 1998 l’ultima esplorazione della Soprintendenza archeologica ) hanno permesso di mettere in luce una duplice cinta muraria e diverse strutture collocate sull’acropoli di cui ora, tuttavia, non è possibile vedere traccia, la cui tecnica rimanda alla maniera greca.. La fortificazione esterna, probabilmente databile tra fine VIII e fine VI secolo a. C., è realizzata con blocchi in parte in opera quadrata e in parte in opera poligonale che si alternano alle rocce che affiorano naturalmente dal terreno.
A circoscrivere l’acropoli è un seconda cinta, di forma quadrangolare, realizzata in opera quadrata con emplecton databile poco prima della seconda metà del IV secolo a. C. Il materiale rinvenuto durante le campagne di scavo ha fatto presupporre la presenza di due fasi per l’abitato, una arcaica, l’altra relativa alla seconda fortificazione, quando, intorno al IV secolo a.C. l’abitato sembra concentrarsi sulle pendici dell’altura. Dai dati emersi sembra che il sito non ebbe continuità di vita oltre l’inizio del III secolo a. C., momento in cui a causa della pressione romana vennero abbandonati un po’ tutti questi piccoli centri fortificati e destinati tutti al pascolo estivo delle mandrie delle fattorie romane. Lungo i versanti meridionale,orientale e settentrionale, della cinta interna, sono state individuate cinque postierle, in posizione opposta all’ingresso principale; quest’ultimo ancora ben conservato è formato da due porte che localizzano un piccolo cortile carrabile dal quale sembra possibile ipotizzare avesse origine la via principale d’accesso comune ad ambedue gli anelli di difesa.