Salendo dalla Basentana ad Accettura c’è una foresta generosa che si lascia guardare non solo da fuori e da lontano ma anche all’interno ed attraverso, grazie al tracciato di una strada che si fa complice di un metodo di conoscenza inabissandosi dentro i boschi, in interni di "luce profonda" e di penombre, per poi emergere improvvisamente, al di sopra e allo scoperto, nel paesaggio della foresta vista dall’esterno. Giù e su significa dunque sempre fuori e dentro.
Ma ogni volta che si riemerge alla luce del sole da questo bagno di verde, l’esperienza con la natura è diversa. Diversi gli spazi e i luoghi, diversi i profumi, le immagini i suoni, i rumori e i silenzi. Diverse, se si va a piedi, le combinazioni dell’acqua e del vento nella terra e attraverso le foglie degli alberi. Diversa la luce e la penombra. Diversi poi il bosco di Montepiano e la foresta Regionale Gallipoli-Cognato. Attraversando queste "metropoli" di alberi, il tempo e lo spazio si dilatano enormemente.
A ricordarci che ci sono limiti a tutto questo provvede qualche paesino seduto sulle creste del paesaggio come Cirigliano, Garaguso, San Mauro. Ma prima di entrare nella città altre forme insediative ne costituiscono il precedente. Si tratta di luoghi che sono villaggi e borghi dove la forma urbana sembra raccontare storie di inizi finiti subito in pochi elementi sparsi nel verde: ruderi di fortificazioni si incontrano a Tempa del Monte e a Serra Antica; avanzi di castelli e di edifici medioevali a Tempa Castello. Sulla strada per Stigliano a circa dieci chilometri da Accettura ecco Val Miletta e Serra del garbo, i borghi più piccoli della Basilicata. In questi luoghi boscosi si raccolgono i primi frammenti di storia.
A Fontana Francesca (nel bosco di Montepiano) mentre ci si disseta si potrebbe incontrare un vecchio contadino che ci rivela come, proprio in quel luogo, vi sia stato lo storico scontro tra la banda dei briganti e la guardia nazionale esattamente il 7 agosto 1862. Incuriositi, potremmo andare alla ricerca dei percorsi dei briganti e incontrare invece un pastore che alla Fontana Tratturo ci spiegherebbe che il tratturo serve per la transumanza del bestiame e che quella fontana serviva anche la città di acqua potabile.
Di lì, seguendo i tratturi, si potrebbe arrivare ad Oliveto Lucano e giù fino a Salandra. Prima di entrare nei paesi si potrebbe visitare qualche frammento del rapporto città-campagna nel latifondo come le masserie, Spagna e De Luca per esempio, entrambe fortificate e turrite. E qui si avrebbero altri racconti ed altre storie sulla vita in quei luoghi. Ma se si rinuncia ad aspirare all’autenticità, l’esperienza più interessante per comprendere una delle forme della città-bosco è il rito del Maggio che ha reso famosa Accettura.
Due sono i boschi, due le parti della città, due gli alberi-simbolo da coniugare, due le strade, uno il luogo dell’incontro. Ripartendo dai boschi si può immaginare di rivivere il rito della sagra del Maggio basata su antichi culti arborei. Il maschio, l’albero più alto e più dritto (il maggio) bisogna cercarlo a Montepiano; mentre la sposa, la femmina, la "cima" dell’agrifoglio va trovata nella foresta di Gallipoli Cognato.
Perciò i cortei provengono da due parti della città e da due strade opposte che si incontrano in piazza in cui ogni anno alla Ascensione e alla Pentecoste si compie la cerimonia nuziale, a cui si assiste da un teatro all’aperto, costruito recentemente proprio vicino al Municipio, sulla cui parete il pittore rumeno Costantino Udrov ha rappresentato la festa del Maggio. Cesare Malpica osserva in Accettura: "Sovra due monti è posta, d’impari altezza, e volti fronte a fronte. Sul più alto siede Accettura antica; sul più basso la nuova.
La piazza del comune, il palazzo Amodio, la nuova alla vecchia congiungono. (...) Non ha monumenti antichi. Solo all’interno due rupi con massi intagliati, coi loro nomi di Castello e Castelluccio ricordano la esistenza di due rocche. Solo la romita Salandrella che, borbottando, e sempre sola, nata tra i monti del paese, corre a perdersi in mare 12 m lungi dal Basento, ricorda l’Alcandrum o l’Alcalandro, se vuoi, di Strabone e di Plinio. E’ fertile il suolo, squisiti e svariati sono i prodotti; industrioso e pacifico è il popolo; colta, svelta e ospitalissima la classe agiata; magnifica la posizione; purissimo l’aere; ridenti le campagne, ove vedi rigogliosi il fico, l’ulivo, la vite; ubertosi sono i campi che danno non meno di 30.000 tomoli di granaglie ogni anno, oltre le civaie; coperti di folte foreste i monti, ove pascoli eccellenti e le limpide e fresche acque ti danno eccellenti formaggi".