Rana italica Dubois, 1987

Sistematica

Classe: Classe Anfibi (Amphibia)

Ordine: Anuri (Anura)

Famiglia: Ranidi (Ranidae)

Descrizione morfologica: Rana italica appartiene al cosiddetto gruppo delle rane rosse, caratterizzate dall’avere livrea dorsale tendenzialmente di colore marrone, pliche dorso laterali e macchia temporale scura. Il colore marrone ha significato mimetico e consente all’animale di confondersi con il fango del torrente e le foglie morte delle rive. Nel Parco R. italica può essere confusa solo con la più localizzata R. dalmatina, rispetto alla quale ha dimensioni lievemente inferiori (la lunghezza muso-cloaca può arrivare a 6.5 cm) e corpo meno slanciato. È presente una macchia a V tra le spalle. La gola è biancastra con numerose macchioline nere, assenti in R. dalmatina e la regione inguinale è dello stesso colore della gola, mentre è giallastra in R. dalmatina. La femmina è di dimensioni maggiori e possiede una livrea rossiccia, mentre il maschio ha un colore di fondo marrone grigiastro, arti anteriori robusti e callosità brunastra sul pollice, particolarmente sviluppata nel periodo riproduttivo. La larva ha corpo ovoidale, dorsalmente brunastro e coda con apice arrotondato.

Distribuzione: Endemismo italiano distribuito su tutta la catena Appenninica, dalle province di Genova, Alessandria e Pavia fino all'Aspromonte in Calabria, tra 30 e fino ai 1450 m di quota (nel Cilento) prediligendo le aree collinari e montane.

Popolazioni italiane: Relativamente comune, più abbondante su tutto il versante tirrenico dove è molto diffusa e presente in quasi tutti i torrenti collinari e montani. Trend in Italia: stabile.

Habitat ed Ecologia: Frequenta un'ampia varietà di habitat ma si riproduce tipicamente in corsi d'acqua a carattere torrentizio, generalmente privi di pesci predatori, ma anche in vasche e abbeveratoi, mentre è presente solo sporadicamente in acque stagnanti e temporanee.

Principali minacce: Le principali minacce per la specie sono la perdita di habitat (captazione delle sorgenti per l'approvvigionamento d'acqua), l'immissione di ittiofauna e specie esotiche predatrici, l'inquinamento delle acque.

Conservazione: Elencata in appendice II della Convenzione di Berna e in appendice IV della direttiva Habitat (92/43/CEE). Protetta dalla legge italiana.

Status nel Parco: Specie tipica degli ambienti boschivi dell’Appennino meridionale, è comune e diffusa all’interno del territorio del Parco, dove frequenta sia acque correnti (fossi e torrenti) che ferme (fontanili), a quote comprese tra 130 e 1200 metri. Riscontrata in 33 siti censiti.

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