Bombina pachypus (Bonaparte, 1838)

Sistematica

Classe: Classe Anfibi (Amphibia)

Ordine: Anuri (Anura)

Famiglia: Bombinatoride (Bombinatoridae)

Descrizione morfologica: Anuro medio-piccolo, in genere non supera i 6 cm di lunghezza, deve il suo nome alle emissioni sonore del maschio durante il periodo riproduttivo. B. pachypus ha corpo tozzo, arti robusti con piedi palmati, capo arrotondato, grandi occhi con pupilla sub-triangolare con apice verso il basso. La colorazione delle parti dorsali, ricoperte da numerosi tubercoli, è piuttosto criptica, grigio-bruna con macchie verdastre. Le parti ventrali sono caratteristiche, con colore di fondo giallo-arancio a macchie scure; in genere il petto e la gola sono più riccamente marcate di scuro con due macchie pettorali gialle ben distinte. Le larve (8 mm alla schiusa) sono brunastre sul dorso e biancastre ventralmente, e sviluppano già prima di completare la metamorfosi la colorazione tipica degli adulti. I maschi sono molto simili alle femmine e non hanno sacchi vocali.

Distribuzione: Il genere Bombina in Italia è assente solo da Piemonte, Valle d’Aosta, Sardegna e Sicilia. La parte settentrionale dell’areale, a nord del fiume Po, è occupato da B. variegata, in continuità con le popolazioni extra-italiane, mentre in tutto il resto d’Italia è presente B. pachypus, endemismo della Penisola.

Popolazioni italiane: Specie piuttosto rara e localizzata, soprattutto in aree a scarsa naturalità e elevata pressione antropica. Non si dispone di stime attendibili per la specie su territorio nazionale.

Habitat ed Ecologia: Frequenta un’ampia gamma di ambienti acquatici, generalmente di piccole dimensioni, prive o con scarsa vegetazione acquatica sommersa, poco profonde e con idroperiodo ridotto a pochi giorni, settimane, oppure stagionale. L’Ululone appenninico è fortemente legato anche ad ambienti acquatici artificiali (es. vasche irrigue, fontanili-abbeveratoi, pozze per l’abbeverata). Specie piuttosto eliofila e predilige ambienti aperti e raccolte d’acqua assolate almeno per una parte della giornata. La fase acquatica e l’attività riproduttiva si estendono da aprile a settembre, a seconda della quota e dell’idroperiodo, ma possono essere anticipate e protratte di circa un mese e mezzo soprattutto per alcune popolazioni meridionali.

Principali minacce: Tra le principali pressioni troviamo: l'abbandono dei sistemi pastorali e della gestione dei corpi d'acqua (abbeveratoi e pozze: Canessa et al., 2013), l'intensificazione agricola, interramenti, bonifiche e prosciugamenti in genere, il riempimento di fossi, canali, stagni, specchi d'acqua, paludi o torbiere, l'inquinamento delle acque superficiali, l'evoluzione delle biocenosi, la riduzione della connettività degli habitat (frammentazione) e la perdita di specifiche caratteristiche di habitat, la riduzione degli scambi genetici e della fertilità/depressione genetica negli animali (inbreeding). Le popolazioni appenniniche sembrano subire un declino consistente causato dall’azione sinergica di più fattori tra cui il precoce disseccamento delle raccolte d’acqua e l’elevata predazione sulle larve (che non permette la metamorfosi di intere coorti larvali; Mirabile et al., 2009) e l’incidenza del patogeno Batrachochytrium dendrobatidis (Canestrelli et al., 2013).

Conservazione: Elencata in appendice II e IV della direttiva Habitat (92/43/CEE), classificata come Endagered sia a livello nazionale che globale dalla IUCN.

Status nel Parco: L’Ululone appenninico è risultata la specie di anfibio più rara e localizzata; sembrerebbe essere distribuito principalmente nella porzione occidentale del Parco, ad altitudini comprese tra i 700 e 1100 metri. Il nucleo riproduttivo più importante è stato riscontrato all’interno di un torrente, sebbene sia stato rilevato anche in tre fontanili tra quelli monitorati.

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