Lissotriton italicus (Peracca, 1893)

Sistematica

Classe: Classe Anfibi (Amphibia)

Ordine: Caudati (Caudata)

Famiglia: Salamandride (Salamandridae)

Descrizione morfologica: Tritone medio-piccolo (in genere non raggiunge i 10 cm di lunghezza totale) ha capo piccolo, appiattito, occhi relativamente grandi, coda lunga e compressa con due piccole creste (ventrale e dorsale) a margine liscio. I quattro arti sono simili tra loro e portano 4 (anteriori) o 5 (posteriori) dita. Il dorso, privo di cresta, è bruno-verdastro mentre le parti ventrali variano dal giallo all’arancione; spesso presenta riflessi metallici, soprattutto sui fianchi ed in fase acquatica. Sono presenti, ma in maniera molto variabile, macchie scure più o meno marcate, in genere più abbondanti su fianchi, coda e parti ventrali ma assenti sul capo; qui può presentare una macchia temporale dorata, evidente soprattutto in periodo riproduttivo. I maschi sono mediamente più piccoli delle femmine.

Distribuzione: La specie è presente in Italia centro-meridionale. Sul versante tirrenico si spinge a nord fino ai Monti Lepini, raggiungendo marginalmente la provincia di Roma, mentre lungo il versante adriatico risale fino alle Marche centrali, nella provincia di Ancona. La specie è assente dalle isole.

Popolazioni italiane: Il tritone italiano è una specie endemica della penisola italiana, piuttosto comune e diffusa al sud; tuttavia non si dispone di stime attendibili per la specie su territorio nazionale. Trend in Italia: sconosciuta.

Habitat ed Ecologia: Si riproduce in un'ampia gamma di ambienti umidi, anche temporanei, sia naturali che artificiali, purché caratterizzati da acque lentiche o debolmente lotiche. Gli ambienti terrestri sono parimenti vari, spaziando da quelli forestali a quelli aperti di prato, macchia, nonché piccoli contesti urbani. Ha una distribuzione altitudinale compresa dal livello del mare ai 2. 000 m, ma è più raro a quote elevate. Esibisce un ciclo riproduttivo annuo a pattern dissociato, costituito da quattro fasi: acquatica, di emigrazione, terrestre e di nuova immigrazione nel sito acquatico. Durante le fasi terrestri si mantiene nei pressi del sito riproduttivo dove trascorre i periodi secchi nascosto tra detriti, rocce e resti vegetali. La deposizione generalmente ha luogo tra gennaio e maggio; raramente, a bassa quota, anche in novembre-dicembre. Per la specie sono documentati casi di pedomorfosi.

Principali minacce: Le principali pressioni riguardano la perdita e/o l’alterazione degli habitat riproduttivi, causate dalla modifica delle condizioni idrauliche (bonifiche, prosciugamenti e riempimento, opere di canalizzazione e arginatura, opere di gestione della vegetazione acquatica) o dalla costruzione di infrastrutture in zone pianeggianti precedentemente incolte. Altrettanto critica può risultare l’introduzione di fauna ittica, a scopo alieutico, “sanitario” (Gambusia sp.), o estetico (es. Carassius sp. ). Per quanto riguarda le minacce sono da annoverarsi l’abbandono dei sistemi pastorali, la presenza di strade e l’introduzione di malattie. In particolare, il patogeno Batrachochytrium salamandrivorans è risultato essere letale, in test di laboratorio, per questa specie e quindi una sua diffusione può portare ad estinzioni di intere popolazioni.

Conservazione: Elencata in appendice IV della direttiva Habitat (92/43/CEE).

Status nel Parco: Il Tritone italiano è risultato il caudato più comune nell’area Parco, rilevato in 32 siti mappati. Si rinviene in diverse tipologie di habitat caratterizzati da acque ferme o debolmente correnti (fontanili, stagni, torrenti), anche in sintopia con altre specie (Salamandrina, Tritone crestato, Rana appenninica), ad altitudini comprese tra i 140 e 1140 metri.

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